Racconti dal Roverway 2016

 

di Lucia Zanetti, Patrol Cima Dieci, Veneto 2

Il Roverway è stata una grande possibilità. Possibilità di conoscere altri modi di vivere la promessa, possibilità di far conoscere il proprio. È stata occasione di costruire concretamente questi ponti, di abbattere veramente i muri di cui si è tanto parlato e di cui si parla molto tuttora. Abbiamo avuto la possibilità di vivere in prima persona l’Europa, evitando parole lontane ed astratte: l’abbiamo incontrata, ci abbiamo giocato e riso insieme. Abbiamo creato tante amicizie, così forti da farci credere di conoscere quei ragazzi da sempre, da farci sentire la loro mancanza appena tornati in Italia, e soprattutto da farci sperare che i legami che abbiamo creato siano più forti della distanza, delle differenze e dei confini. Quei fazzolettoni al collo, che ci fanno dimenticare diversità e divergenze, sono molto più di una promessa, sono un segno indelebile nel presente che cambierà il nostro futuro.

 


 

di Luna Bellotto – Patrol Cristallo, Veneto 3

All’incontro regionale, mi era stato chiesto “Perché roverway?” la mia risposta era stata “Per ricostruire un’umanità che si sta perdendo, per ricreare una fratellanza che oramai non esiste quasi più e per rivivere emozioni con amici vicini e lontani”.

Sono più che sicura che questo è successo, abbiamo ricominciato a ricostruire, magari non tutta l’umanità, ma sicuramente un’Europa diversa, nuova, piena di giovani pronti a fare qualcosa, a fare delle scelte per un mondo migliore, come cita anche la canzone “We are the world”, nostra compagna a Jambville:

“We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So lets start giving
Theres a choice we’re making
We’re saving our own lives
it’s true we’ll make a better day
Just you and me”

Anche la fratellanza traspariva mentre eravamo insieme, nell’amico che ti raccoglie la penna caduta per terra, che ti dà una mano per sollevarti o che si offre per lavarti la gavetta.

C’è stato un momento che ho adorato, a Jambville: dopo aver piantato le tende, stavamo per appendere la bandiera dell’Italia su un ramo e si è offerto di aiutarci un ragazzo portoghese della nostra tribe, che però beh non è che davvero fosse una scimmia, perciò alla fine c’erano un gruppo di italiani, portoghesi e un danese che lo sorreggevano mentre lui legava il tricolore all’albero.

Secondo me questo simboleggia appieno la fratellanza fra scout, che va al di là di una bandiera.

L’ultimo punto era il vivere emozioni con amici vicini e lontani, qui ci sono troppe cose da dire, tutto il campo è stato una grande emozione, tra le serate a ballare e cantare con le altre 4999 persone, al tuffo, da medaglia d’oro per la sincronizzazione, nella crema avanzata del tiramisù che avevamo appena finito di preparare noi italiani per la nostra tribe; alle botte, inevitabili, dei giochi notturni illuminati solo dalle fiamme del fuoco.

Come dice il nostro caro B.P. “nessun profumo vale l’odore di quel fuoco”, con quelle persone, in quei momenti in cui, nemmeno la lingua diversa può frenare 5000 cuori pronti a scambiarsi idee e riflessioni, parole, canzoni, giochi…

Credo che alla fine, pensandoci bene, nulla fosse da ricostruire o ricreare come ho detto e scritto, ma andasse semplicemente ritrovato, rivissuto, ridetto e penso anche che fossimo noi a doverlo urlare e a doverlo raccontare, con naturalezza e semplicità, come, in modo semplice e naturale, con dei fogli di carta azzurri e delle stelle, abbiamo raccontato la nostra Europa, con una bandiera formata da 5000 mani.

Questa è stata l’ennesima prova della validità dello scoutismo, è bastato un semplice fazzolettone al collo per unire e creare armonia e, ultima cosa, confermando ciò che era stato detto alla Route Nazionale (è anche grazie a quella se ho scelto di partire quest’anno per il Roverway), “Tutti insieme famo paura!”.

 


 

di Enrico Mirandola, Patrol Dolomiti on the road, Veneto/Trentino AA

3 agosto 2016, inizia ufficialmente il Roverway, un’esperienza fantastica che ha dato la possibilità a più di 500 tra ragazzi, capi e IST italiani di conoscere molti ragazzi della loro età provenienti da diversi stati europei, di osservare da vicino culture differenti e di vivere lo spirito dello scautismo internazionale unito a un pizzico di “French touch” e non solo.

In particolare noi della Patrol Dolomiti on the Road durante la nostra route a Caen dedicata alla macro tematica della pace abbiamo potuto imparare le tradizioni, le culture e i modi di fare diverse dalle nostre dei ragazzi Francesi, Spagnoli (dalla Galizia) e Tedeschi (dalla Baviera) con i quali abbiamo potuto metterci in gioco in prima persona e insegnare loro le nostre tradizioni e alcuni piatti tipici. Arrivati a Jambville abbiamo potuto ancora di più vivere al meglio questa esperienza e sentirci un’po’ di più cittadini d’Europa sulle strade del mondo attraverso laboratori e giochi, ma anche vivendo momenti di condivisione unici come osservare il cielo stellato insieme a dei nuovi amici o partecipare agli “spiritual moments” nella “esplanade de l’unitè” oltre che al rinnovo della promessa di una ragazza francese. Per alcuni di noi era il primo evento internazionale e in generale siamo stati veramente contenti di aver potuto partecipare a tutto questo con una patrol fantastica come la nostra.

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